Entrate: vinta un’altra lotteria. E ora?

Stato e Regione Sardegna hanno chiuso con un’intesa la cosiddetta vertenza entrate e nelle casse della Regione, anche se non è chiarissimo in che tempi, entreranno ben 2,1 miliardi di euro. Un bel gruzzolo che si aggiunge ai tanti soldi già ricevuti e a tanti altri che arriveranno dall’Unione Europea.

Tanti soldi. Per farsene un’idea, si può leggere sulla Nuova Sardegna l’ottimo commento di Luca Deidda, dell’Università di Sassari, dal titolo Stato-Regione: accordo ok, ma i soldi spendiamoli bene.

En passant, va anche ricordato – e lo ricorda proprio Deidda – che “la pubblica amministrazione spende in Sardegna 4435 euro in più a persona di quelle che preleva attraverso l’imposizione fiscale”.

Il punto è questo: in quale modo spenderemo i miliardi di questa nuova “vincita alla lotteria”, considerato che quelli ricevuti in passato li abbiamo dilapidati senza costruire niente di duraturo. Tanto che – ricorda Deidda – la Sardegna tornerà presto nell’Obiettivo 1 dell’Unione Europea, quella delle regioni più indietro.

C’è un problema di fuga dei cervelli, vero, ma c’è anche un problema di utilizzo dei cervelli (Luca Deidda)

Le premesse non sono delle più incoraggianti. Anziché trovarsi un posto al mondo, pensando a un modello di economia duraturo da costruire, l’attuale refrain della politica sarda (e dunque della società) è imperniato sulla cosiddetta insularità. Ovvero sul riconoscimento da parte dello Stato e dell’Unione Europea delle particolari condizioni di svantaggio che derivano dall’essere isola lontata dalla terraferma. Che ci siano svantaggi (ma anche qualche vantaggio) è indubbio, a cominciare dal costo dei trasporti. Ma la battaglia per il riconoscimento dell’insularità rientra nell’ambito della solita perenne politica rivendicativa. Niente a che vedere, però, con un’idea di futuro. I soldi non ci sono mai mancati, il guaio è come li abbiamo spesi.