È di colore grigio la scheda che propone il terzo quesito e che si occupa della regolamentazione dei contratti a tempo determinato, con lo scopo di contrastare il fenomeno del lavoro precario. Con questo quesito si chiede, infatti, l’abrogazione parziale di alcune disposizioni introdotte con il Jobs Act nel 2015, che consentono la stipula di contratti a termine fino a 12 mesi senza l’obbligo di specificare le motivazioni o le causali.

Si tratta di quelle norme che hanno facilitato la possibilità di stipulare contratti a termine nei primi 12 mesi dall’assunzione, senza dover specificare le causali della scelta, che divengono invece obbligatorie se i rinnovi superano l’anno. Le causali sono le motivazioni per cui quello stesso contratto viene stipulato. Servono, dunque, a spiegare perché il datore di lavoro ha scelto di assumere il lavoratore a tempo determinato anziché in un’altra tipologia di contratto.
Fra le clausole più importanti che i promotori del referendum vogliono rendere obbligatorie per stipulare un contratto a termine, ci sono, ad esempio, le esigenze stagionali, specialmente nel settore del turismo e dell’agricoltura per fronteggiare i periodi più intensi, o anche, quelle per lavori temporanei o sostitutivi come nel caso un dipendente a tempo indeterminato sia assente per vari motivi, il datore di lavoro può scegliere un sostituto fino al suo rientro. O ancora per attività progettuali o di formazione per le quali un’azienda ha necessità di assumere dipendenti per un periodo breve per lo svolgimento di progetti o corsi dalla durata definita;
Se al Referendum 2025 vincessero i SI, diventerebbe obbligatoria la presenza di una di queste causali fin dall’inizio del contratto a termine, evitando il ricorso sistematico a questo tipo di contratti anche se non giustificati dalla situazione, combattendo, in tal modo, la precarietà dei posti di lavoro.
Attualmente, i datori di lavoro possono instaurare contratti a tempo determinato di durata non superiore a 12 mesi senza indicare alcuna causale. Il Decreto Dignità del 2018 aveva reintrodotto alcune limitazioni, ma l’ultima modifica, avvenuta con il Decreto Lavoro del 2023, ha, nuovamente, semplificato l’utilizzo dei contratti a termine, escludendo l’obbligo di causali per i rinnovi e le proroghe fino a 12 mesi e introducendo nuove causali per contratti tra i 12 e i 24 mesi.
Il referendum, promosso dalla CGIL, ha l’obiettivo di ridurre il lavoro precario reintroducendo l’obbligo di causali per tutti i contratti a termine, indipendentemente dalla loro durata. Secondo la CGIL, in Italia circa 2,3 milioni di persone lavorano con contratti a tempo determinato, spesso senza una giustificazione oggettiva.
Che cosa vuol dire votare SI domenica 8 o lunedì 9 giugno? Votare SI significa più garanzie e maggiore stabilità e tutela per i lavoratori.