Ma quale “pace fiscale”? Chi paga davvero, in tutti i sensi

In questi drammatici momenti che il mondo sta vivendo, con conflitti che rischiano di essere come focolai vivi in prati di paglia, suonano quasi provocatori i continui richiami alla “pace fiscale” che provengono tendenzialmente da schieramenti politici che da tempo hanno adottato vere e proprie categorie produttive per difenderle, a scopi puramente elettorali, dalle presunte vessazioni che il fisco riserva loro, con accanimenti mirati che ne rendono impossibile la “sopravvivenza”.

Non sono sensazioni, sono i dati che confermano una situazione oramai consolidata da decenni: le tasse vengono pagate sostanzialmente dai percettori di reddito fisso, mentre una sorta di “scelta” è concessa al lavoratore autonomo, sia esso commerciante, libero professionista o artigiano.

Proprio queste sono le categorie “protette” nel nostro Paese, e lo sono al punto che spesso, troppo spesso, oltre a pagare meno tasse del dovuto o a non pagarle affatto, beneficiano di aiuti destinati a chi realmente ha redditi bassissimi.

Ma siamo abituati a “subire” provvedimenti normativi preparati e supportati da chi quotidianamente urla alla “pace fiscale” offrendo opportunità di “redenzione” senza chiamarli come dovrebbero essere chiamati, “condoni”, che poi, a conti fatti, lasciano il tempo che trovano senza neanche ottenere i risultati attesi.

Pensiamo, ad esempio, ai provvedimenti, ben cinque, di “definizione agevolata” (“rottamazione”) che hanno riguardato il consistente alleggerimento di carico economico per chi aveva pendenze da cartelle esattoriali (pagare a scadenze allungate il non pagato nel tempo, senza dover più pagare sanzioni e interessi): dal 2016 i provvedimenti di rottamazione si sono succeduti attirando molti “debitori” che nella maggior parte dei casi hanno aderito ma non hanno poi tenuto fede all’impegno di pagare, limitandosi spesso al pagamento della prima rata o addirittura anche a non pagare. Siamo così arrivati al 2025 al quinto provvedimento di questo tipo che consente a chi non aveva mantenuto l’impegno di pagare la precedente rottamazione di essere riammesso nuovamente…nonostante la storia dei condoni in Italia ci abbia insegnato che in linea di massima gli italiani aderiscono alle opportunità, ma poi non pagano.

Ma non tutti gli italiani. Chi paga meriterebbe più rispetto, e sentir parlare di “pace fiscale” per giustificare o premiare chi le tasse non è abituato a pagarle rappresenta sicuramente un’offesa.

La lotta all’evasione sembra solo una giustificazione per approvare provvedimenti che richiedono coperture economiche: “i fondi necessari al provvedimento saranno reperiti dai risultati della lotta all’evasione”.

Ma quale lotta? E quali risultati? Nel corso degli anni abbiamo appreso che dal 2000 ad oggi oltre 1250 miliardi di euro di imposte e tasse non pagate, tutti accertati, sono stati affidati ai soggetti abilitati alla riscossione e di questi più o meno 1100 non sono stati riscossi, e per mille motivi difficilmente lo saranno, per buona pace dei creditori.

Solo per dare un’idea del dato, il tanto discusso PNRR ha previsto per l’Italia 194,4 miliardi!

E allora si può certamente affermare che sentir parlare di “pace fiscale” è sorprendente; meno sorprendente sarebbe sentir parlare di “protesta degli onesti”, di quelle persone che le tasse le hanno sempre pagate, anche a costo di forti sacrifici, e che continuano a essere i veri “bersagli” dei provvedimenti di recupero risorse per far funzionare l’Italia.filmato-incollato.png