Le terre spopolate e incolte ai migranti

Beppe Severgnini nelle “Opinion” del New York Times, con l’articolo Let Refugees Settle Italy’s Empty Spaces ha lanciato un’idea che fa discutere: in Sardegna, e non solo _ scrive _ bisognerebbe affidare le terre incolte a profughi e migranti come in epoca romana si assegnavano i terreni ai reduci delle campagne militari con le cosiddette centuriazioni. Secondo l’editorialista del Corriere della Sera, si coglierebbero due risultati: da un lato si troverebbe una soluzione all’enorme questione dell’accoglienza di profughi e migranti, dall’altro si ripopolerebbero le campagne abbandonate e in definitiva si darebbe risposta al calo demografico della Sardegna e di altre zone dell’Italia.

La proposta ha il merito di riflettere sulle soluzioni a due questioni epocali come l’immigrazione dai paesi poveri del Sud del mondo e il vertiginoso prossimo spopolamento del ricco Occidente, a cominciare dalle periferie come i piccoli centri della Sardegna.

Ma anziché stimolare il confronto, in tempi di cattivismo (o anti-buonismo), sovranismo e irrazionalità come quelli contingenti, si è scatenato l’inferno social. E Severgnini, che pure è uno che apprezza la Sardegna al punto di aver indicato nei suoi scritti i 45 motivi per amarla – e infatti passa molte delle sue estati nella Gallura interna – è stato ovviamente sommerso da una valanga di insulti dai soliti leoni di tastiera. Per lo più destri che cavalcano le comprensibili paure della gente di fronte al mondo che cambia troppo rapidamente ma con il quale comunque prima o poi bisognerà fare i conti.