La Resistenza e quelli che “resistono” alla libertà

25 aprile 2025, gli italiani (non tutti, purtroppo) festeggiano gli ottanta anni della Liberazione, e con essa ricordano gli artefici di quella storia, fatta di Resistenza, che ha contribuito decisamente a riportare la democrazia nel nostro Paese dopo il ventennio fascista.

E come ogni anno in questa occasione si riaprono le discussioni e i dibattiti su fascismo e antifascismo: il Governo chiede “sobrietà”(?) per le celebrazioni, il Parlamento accende un faro sulle polemiche tra destra e opposizioni, Emiliano Fittipaldi, Direttore de il “Domani”, nel suo editoriale è categorico: “Chi non è un antifascista è sempre un fascista”, e ricorda come siano tanti i tentativi, non solo in Italia, di smantellare l’impalcatura democratica voluta, nel caso Italia, dalla Costituente.

L’operato di tanti politici e governi si sta muovendo da un po’ di tempo nella direzione dello smantellamento dei cardini delle regole interne e internazionali: da Putin, con l’aggressione all’Ucraina, a Netanyahu, concentrato sulla eliminazione fisica e culturale dei palestinesi, passando per Trump e la sua oligarchia che con lo slogan MAGA cerca di imporre un sistema che nulla ha a che vedere con la tanto celebrata “democrazia” di Alexis de Tocqueville e da sempre celebrata nelle battaglie civili.

Non possiamo e non vogliamo dimenticare la nostra Resistenza; al contrario, è importante battersi affinché le istanze democratiche tornino ad affermarsi e a far parte della nostra cultura. Probabilmente l’esempio più chiaro del significato di Resistenza, una, lo ha dato Maria Elena Boschi intervenendo in Parlamento: “Non è la stessa cosa morire per salvare un ebreo da un lager o mandare un ebreo in un lager”.

Allora il migliore augurio che si può fare è di una guerra mondiale, ma alla povertà, all’ignoranza e all’arroganza, superando le “resistenze”, con la erre minuscola, che la ostacolano.