Fisco, per scelta elettorale si legittima l’evasione

Nell’illustrazione un evasore fiscale immaginario in fuga col malloppo

Ne avevamo parlato anche l’11 marzo scorso nel pezzo “Ma quale pace fiscale? Chi paga davvero, in tutti i sensi”, e anche oggi il tema delle tasse non pagate torna di grande attualità con i rilievi evidenziati nel corso dell’audizione alla Camera dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, dalla Corte dei Conti e dal Dipartimento Finanze sul progetto di legge presentato dalla Lega per una rottamazione decennale delle cartelle in 120 rate.

Le obiezioni di carattere tecnico, e non solo, sono sostanzialmente le stesse che hanno riguardato le rottamazioni (cinque!): si ingenera nei cittadini la convinzione che si può non pagare, anche se al dovuto si tolgono sanzioni e interessi e si allungano i tempi di rateizzazione, tanto ci sarà una prossima rottamazione magari più conveniente di questa.

In questa audizione sono stati anche aggiornati i dati sui carichi affidati dal 2000 al 2024 ai vari soggetti che si sono occupati di riscossione, cioè quanti debiti sarebbero dovuti essere incassati: al 31 gennaio di quest’anno il residuo di quanto affidato ammonta a 1.272 miliardi, con una stima di esigibilità fatta dall’Agenzia delle entrate – Riscossione che è pari a meno dell’8%, cioè circa 100 miliardi.

L’assurdità della situazione sta nel fatto che questi numeri ogni tanto ritornano, ma nessuno poi ha voglia o interesse ad approfondirli: in fin dei conti dietro ogni debito c’è un debitore e dietro un debitore c’è un elettore.

Ecco allora che per una scelta elettorale che di fatto legittima l’evasione accertata la comunità deve sacrificarsi per mantenere in piedi dei servizi (che poi inevitabilmente funzionano poco e male, come nel caso della sanità, ad esempio) e vederne eliminati altri (sempre nel campo della sanità, la chiusura di ospedali), a causa di un egoismo che pervade ogni giorno di più la nostra società.

E questa è, come detto prima, l’evasione accertata, che non si può combattere perché le norma, votate in Parlamento, hanno spuntato e spuntano continuamente le armi del recupero, anche e soprattutto dove evidentemente questo recupero sarebbe possibile.

Poi c’è l’altra evasione, quella stimata, quella del mondo sommerso che neanche (ufficialmente) si conosce, ma che incontriamo tutti i giorni nella nostra vita: quella del lavoro autonomo, del libero professionismo.

L’uso dei pagamenti elettronici sta contribuendo a ridurre il fenomeno, ma esiste uno zoccolo duro nel lavoro autonomo che non pensa neanche lontanamente a regolarizzare tutto o in parte la propria situazione fiscale: ancora oggi molti stimatissimi medici preferiscono il pagamento cash per le visite effettuate (con lo sconto presunto), mettendo tra l’altro in difficoltà il paziente che in quel momento si trova in una posizione di sudditanza, così come i servizi di molti artigiani (fabbri, idraulici, falegnami, elettricisti, solo per citare qualche categoria) vengono remunerati solo in contanti.

Cero, qui in fin dei conti si parla di contribuenti che non fanno certo i numeri delle imprese multinazionali, dei gruppi bancari o del web, spesso “pizzicate” dalle varie agenzie fiscali, ma anche in questi casi ciò che conta è sicuramente una normativa più attenta per evitare fenomeni di evasione ed elusione, ma anche la consapevolezza nostra, di cittadini, che ad ogni prestazione artigianale, medica, legale che sia, corrisponde una ricevuta che potrà essere scaricata nella dichiarazione dei redditi. In caso contrario, pagando cash, non si scarica nulla e si foraggia l’Evasione. Con la E maiuscola.

Fisco: i due volti dell’evasione e i danni che ne derivano

di Angelo Coco

Ne avevamo parlato anche l’11 marzo scorso nel pezzo “Ma quale pace fiscale? Chi paga davvero, in tutti i sensi”, e anche oggi il tema delle tasse non pagate torna di grande attualità con i rilievi evidenziati nel corso dell’audizione alla Camera dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, dalla Corte dei Conti e dal Dipartimento Finanze sul progetto di legge presentato dalla Lega per una rottamazione decennale delle cartelle in 120 rate.

Le obiezioni di carattere tecnico, e non solo, sono sostanzialmente le stesse che hanno riguardato le rottamazioni (cinque!): si ingenera nei cittadini la convinzione che si può non pagare, anche se al dovuto si tolgono sanzioni e interessi e si allungano i tempi di rateizzazione, tanto ci sarà una prossima rottamazione magari più conveniente di questa.

In questa audizione sono stati anche aggiornati i dati sui carichi affidati dal 2000 al 2024 ai vari soggetti che si sono occupati di riscossione, cioè quanti debiti sarebbero dovuti essere incassati: al 31 gennaio di quest’anno il residuo di quanto affidato ammonta a 1.272 miliardi, con una stima di esigibilità fatta dall’Agenzia delle entrate – Riscossione che è pari a meno dell’8%, cioè circa 100 miliardi.

L’assurdità della situazione sta nel fatto che questi numeri ogni tanto ritornano, ma nessuno poi ha voglia o interesse ad approfondirli: in fin dei conti dietro ogni debito c’è un debitore e dietro un debitore c’è un elettore.

Ecco allora che per una scelta elettorale che di fatto legittima l’evasione accertata la comunità deve sacrificarsi per mantenere in piedi dei servizi (che poi inevitabilmente funzionano poco e male, come nel caso della sanità, ad esempio) e vederne eliminati altri (sempre nel campo della sanità, la chiusura di ospedali), a causa di un egoismo che pervade ogni giorno di più la nostra società.

E questa è, come detto prima, l’evasione accertata, che non si può combattere perché le norme, votate in Parlamento, hanno spuntato e spuntano continuamente le armi del recupero, anche e soprattutto dove evidentemente questo recupero sarebbe possibile.

Poi c’è l’altra evasione, quella stimata, quella del mondo sommerso che neanche (ufficialmente) si conosce, ma che incontriamo tutti i giorni nella nostra vita: quella del lavoro autonomo, del libero professionismo.

L’uso dei pagamenti elettronici sta contribuendo a ridurre il fenomeno, ma esiste uno zoccolo duro nel lavoro autonomo che non pensa neanche lontanamente a regolarizzare tutto o in parte la propria situazione fiscale: ancora oggi molti stimatissimi medici preferiscono il pagamento cash per le visite effettuate (con lo sconto presunto), mettendo tra l’altro in difficoltà il paziente che in quel momento si trova in una posizione di sudditanza, così come i servizi di molti artigiani (fabbri, idraulici, falegnami, elettricisti, solo per citare qualche categoria) vengono remunerati solo in contanti.

Certo, qui in fin dei conti si parla di contribuenti che non fanno certo i numeri delle imprese multinazionali, dei gruppi bancari o del web, spesso “pizzicate” dalle varie agenzie fiscali, ma anche in questi casi ciò che conta è sicuramente una normativa più attenta per evitare fenomeni di evasione ed elusione, ma anche la consapevolezza nostra, di cittadini, che a ogni prestazione artigianale, medica, legale che sia, corrisponde una ricevuta che potrà essere scaricata nella dichiarazione dei redditi. In caso contrario, pagando cash, non si scarica nulla e si foraggia l’Evasione. Con la E maiuscola.