Capo Figari, la “valorizzazione” che cancella ambiente, storia e identità

Sul serio: c’è qualcuno che crede che Golfo Aranci avrebbe qualcosa da guadagnare dalla cosiddetta “valorizzazione” del faro di Capo Figari, parola foglia di fico per una operazione di stravolgimento e sfruttamento di un bene storico e di un ambiente unico, che rappresenta l’ultimo imperdibile residuo presidio dell’identità del paese e della costa gallurese, strutture dell’arcipelago maddalenino a parte?

Ecco la ricostruzione della vicenda al luglio 2023 secondo gli ambientalisti del Gruppo di intervento giuridico.

Il Semaforo di Capo Figari, situato a Golfo Aranci, domina un’ampia porzione della Gallura ed è un’area tutelata con vincolo paesaggistico. Rientra nel S.I.C. “Capo Figari e Isola Figarolo” e nella Z.P.S. “Capo Figari, Cala Sabina, Punta Canigione e Isola Figarolo” della Rete Natura 2000. Costruito nel 1890, fu gestito per lungo tempo dalla Marina Militare e nel 1932 fu sede degli esperimenti sulle telecomunicazioni di Guglielmo Marconi.

Dopo essere stato dismesso dall’uso militare, il semaforo è stato trasferito dal demanio statale a quello regionale nel 2006 e successivamente assegnato all’Agenzia della Conservatoria delle Coste. Nel 2014, l’Agenzia ha avviato un piano di recupero e valorizzazione connesso al progetto di cooperazione transfrontaliera MED-PHARES, finanziato con fondi comunitari, con l’obiettivo di conservare, recuperare e valorizzare i fari e le stazioni semaforiche del Mediterraneo.

Nel giugno 2017, la Regione autonoma della Sardegna ha deciso di affittare fari e semafori in accordo con l’Agenzia del Demanio, suscitando preoccupazioni da parte del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) riguardo alla trasparenza delle procedure e degli obiettivi. Il 28 giugno 2023, è stato firmato un contratto di concessione trentennale tra la Regione e la New Fari s.r.l., società che già gestisce il Faro di Capo Spartivento (Chia) e sta riqualificando a fini ricettivi anche l’Isola di San Secondo (Venezia), il Faro della Guardia (Ponza) e il Semaforo Nuovo di Portofino.

Il progetto prevede la trasformazione del Semaforo in una struttura ricettiva di lusso, con sei suite, sala da pranzo, cantina, terrazza, vasche idromassaggio e mediateca digitale, mentre la Batteria Serra ospiterà due suite, area benessere/spa, area eventi e una piscina emozionale. Questa decisione ha suscitato proteste da parte del Comitato Maremosso e del consigliere comunale di opposizione Andrea Viola, mentre l’Assessore regionale al bilancio Giuseppe Fasolino ha espresso il suo plauso, ritenendo che il progetto possa favorire lo sviluppo e la crescita del territorio.

Il Semaforo – Vedetta è stato dichiarato bene culturale con decreto della Commissione regionale Patrimonio culturale Sardegna n. 65 del 22 maggio 2018, mentre la dismessa Batteria costiera Serra con decreto della Commissione regionale Patrimonio culturale Sardegna del 16 luglio 2020. Con successivo decreto n. 77 del 26 giugno 2019, è stata autorizzata la concessione in uso a privati del bene, con precise prescrizioni, tra cui il mantenimento della pubblica fruizione.

Il progetto di riqualificazione dovrà ottenere le necessarie autorizzazioni paesaggistiche e culturali, nonché la valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.) in quanto rientrante in area della Rete Natura 2000. Analogamente a quanto accaduto per la batteria costiera dismessa di Punta Giglio (Alghero), le amministrazioni pubbliche sembrano abdicare al loro ruolo gestionale, favorendo l’ingresso di soggetti privati.

Secondo Il Fatto quotidiano (La Nuova Sardegna ha sollevato per prima il caso, in realtà), dopo decenni di abbandono e tentativi falliti delle istituzioni locali di restituire il bene alla comunità, si è optato per l’affidamento alla New Fari srl, che realizzerà suite con spa, idromassaggio e piscina emozionale. L’assessore regionale Giuseppe Fasolino ha dichiarato che l’accordo metterà un importante bene al servizio della comunità in chiave di sviluppo e crescita futura del territorio. L’assessore Aldo Salaris ha aggiunto che si tratta di una riqualificazione in chiave turistica di una struttura suggestiva che diventerà un’importante attrazione della zona.

Il promontorio di Capo Figari, con le sue falesie calcaree e la varietà di piante, costituisce un Sito di Importanza Comunitaria esteso per oltre 850 ettari. Oltre al valore naturalistico, il sito riveste un’importanza storica legata agli esperimenti di Guglielmo Marconi nel 1932. Inaugurato nel 1890, il semaforo faceva parte del sistema di fari e semafori segnalatori della Regia Marina. Dopo essere passato dalle Forze Armate all’Agenzia Conservatoria delle Coste nel 2006, nel 2011 è stato incluso nel Programma di valorizzazione del patrimonio marittimo costiero della Sardegna e nel 2017 nel Progetto orizzonte fari.

L’intervento prevede la progettazione, il restauro e la riqualificazione degli immobili e la loro gestione con la formula dell’ospitalità turistica per 30 anni. L’ad di New Fari srl, Alessio Raggio, ha promesso di operare con il massimo impegno, ascoltando gli amministratori e la comunità locale e tutelando tutte le sensibilità coinvolte.

In passato, il Comune di Golfo Aranci aveva chiesto la cessione del bene per provvedere alla ristrutturazione e alla valorizzazione, ma i tentativi sono falliti. Il Gruppo d’intervento giuridico aveva già espresso riserve nel 2017 e ha acceso il dibattito sul trasferimento del bene pubblico al privato e sul suo riutilizzo. Resta da chiedersi se la questione sia stata ben posta, altrimenti l’unica risposta all’abbandono di strutture storiche sarà sempre e soltanto il loro uso a scopi recettivi, con possibili conseguenze sul paesaggio.