Nell’immagine, le due facce degli ITALIANI e degli italiani all’estero
Sicuramente non è una questione fondamentale, una di quelle vitali per l’economia e la stabilità di un paese, ma la riflessione che si propone oggi riguarda gli ITALIANI che emigrano (formalmente) per convenienza fiscale, rispetto ai tanti italiani che ogni anno lasciano il nostro paese perché non vedono prospettive in Italia, in particolare i giovani.
Tennisti famosi, piloti di Formula 1 e di moto sono i testimonial migliori della prima categoria, quella scritta in maiuscolo: preferiscono la residenza all’estero perché a Montecarlo o in altri paradisi fiscali possono andare tranquillamente al supermercato senza essere riconosciuti e disturbati e possono allenarsi in strutture perfette che li fanno sentire a casa loro. Non perché i loro lauti guadagni sarebbero tassati in maniera eccessiva dal nostro sistema fiscale. E nonostante ciò vengono costantemente osannati per le loro prodezze sportive.

Mi aveva sorpreso, positivamente, l’intervista a La Repubblica rilasciata a giugno dello scorso anno dal campione di motociclismo Pecco Bagnaia. Riporto il virgolettato della risposta al fatto che Sinner avesse la residenza all’estero:
“Lei però la residenza ce l’ha in Italia.
«Sto bene dove sto, da noi la qualità di vita è altissima. In nessun’altra parte del mondo si sta come in Italia. Pago le tasse come tutti, è normale: giusto. Ho la fortuna di non dover fare grandi sacrifici, il destino mi ha regalato molto di più rispetto a tanti altri. Vivo un’esistenza tranquilla, sono un cittadino italiano. Rispetto le regole. E non dimentico che c’è chi vive in situazioni difficili».
Nel mondo oggi c’è chi sta molto peggio, purtroppo.
«Non è facile per me affrontare pubblicamente certi argomenti: ci sono temi che, qualsiasi posizione tu prenda, sbagli. Però lasciatemi dire che quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza e in Ucraina è orrendo, orribile. È assurdo che ancora oggi ci siano motivi sufficienti a scatenare una guerra. Siamo davvero fortunati a vivere una realtà così diversa da quella che stanno soffrendo in molti».”
Una vera e propria dichiarazione d’amore verso il nostro paese, mentre le (comode e consentite) scelte fatte da altri sportivi di grande fama sono di altro tipo.
Il tutto mentre continua l’emorragia di italiani, perlopiù giovani, che emigrano all’estero in cerca di futuro, non più con valigie di cartone, ma con portatili e tablet e, soprattutto, con una preparazione culturale che verrà valorizzata altrove. E parliamo di circa centomila giovani all’anno che negli ultimi anni sono partiti e che con grande probabilità svolgeranno altrove la loro vita professionale.
Consentire agli sportivi di essere testimonial del nostro paese pur vivendo e pagando le tasse altrove è ipocrisia, evitare che giovani qualificati nella cultura sanitaria, umanistica e scientifica se ne vadano all’estero per mancanza di opportunità è un preciso dovere se veramente si vuole il futuro dell’Italia.